Lavoro sul Primo Chakra: radicarmi alla Terra e tracciare confini

11:26 Unknown 0 Comments

Un anno fa ho cominciato a mettere i piedi per terra, e ad ancorarmi.
Ho imparato a stare nel mondo, nella società.

Ora mi viene richiesto di andare a fare un lavoro più profondo.
Mettere le radici. Trovare la mia stabilità. Trovare il mio contatto con la Terra.

Il lavoro sulla realtà terrena non è più proiettato fuori di me, ma dentro di me.
Sono davvero pochi giorni che questo mutamento è in atto, ma qualcosa già cambia.

Per ricollegarmi alla Terra, per trovare in essa il mio posto, per essere un Albero con le radici che vanno nel profondo, e i rami che tendono al cielo, anzi che essere un timido fiore in una tempesta di vento....sono necessari cambiamenti molto pratici.

Riscopro l'importanza del rito. Scandire il ritmo della giornata attraverso rituali mi da dei limiti, mi pone dei confini.

Questo è importante perchè sento che, nonostante il lavoro compiuto sinora, che ancora dei confini ben definiti non li ho.

Sento ancora che mi faccio calpestare dagli altri, che le emozioni delle persone si mescolano con le mie.

Quindi i confini, i limiti per me sono fondamentali.
E questi sono limiti temporali, quando si tratta di riti.

Sono limiti emozionali, quando si tratta riconoscere dove finiscono le mie emozioni e dove cominciano quelle degli altri. E nel trovare il modo per fare si che queste ultime non mi contaminino.
Riuscire a mantenere uno scudo, riuscire a ricreare quella "pelle" che sembra mancarmi, per non assorbire tutto ciò che mi sta attorno.

Sono limiti alimentari, quando si tratta di avere un rapporto sano con il cibo, piuttosto che divorare tutto ciò che trovo.

Limiti fisici: nel riconoscere il mio corpo, attraverso il movimento, lo sport, lo yoga, ed anche definirlo, dargli una forma.

Il lavoro sul mio ricollegamento alla terra, comincia quindi attraverso questa definizione dei confini.
Essi mi permettono di non perdermi nei miei pensieri, spesso dannosi, Non perdermi in cattive abitudini, chiaramente dannose. ....Non perdere la testa.

Sono lo strumento che mi attacca alla terra.

E sono nelle mie mani.

Non trovo la mia stabilità nella realtà attraverso qualcosa di "altro" rispetto a me. Appoggiare la propria stabilità su altre persone è un errore sin dall'inizio.

La vera stabilità te la puoi dare solo tu.

Ed è vero comunque che l'uomo è un animale sociale, non è un'isola. -E questo è il mio paradosso, il mio rompicapo.
Sta nell'imparare a chiedere aiuto nel caso del bisogno, ma non basare la propria stabilità sugli altri. Non dipendere dagli altri. E' una ricerca di equilibrio estremamente difficile per me.  Un altro paradosso interiore su cui devo lavorare a modo mio.


So che lavorando sui miei confini, e attraverso essi, lavorando sul mio contatto con la terra, e sul mio radicamento ad essa, alla fine troverò me stessa e la mia stabilità.

E sotto, un lavoro ancora mi attenderà: il lavoro sulla mia femminilità.

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