When all you can do is wait! -Quando l'unica cosa che puoi fare è aspettare

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L'attesta ci mette direttamente di fronte alla nostra ansia.

L'attesa è una sorta di momento di contatto "faccia a faccia con noi stessi" obbligato, non puoi scappare. Il non sapere cosa fare, il non poter avere risposte, e talvolta il non poter avere alcun punto di riferimento....tutto ciò è come una grande luce che punta sulle debolezze, sulle paure e sulle incertezze, sepolte in un angolino di noi. (*In questo caso il puntino nero, dello Yin Yang).


Ho bisogno di aprire una parentesi:

C'è una dea Hindu che si chiama Kali.

E' una dea femminile che rappresenta la distruzione, una distruzione che ha un fine però: radere al suolo l'ego, mettendo in luce la sua illusione, e in particolare portando all'eliminazione di tutto ciò che ormai è vecchio e non ci serve più.


Passiamo insomma attraverso fasi di distruzione, fasi tendenzialmente molto dolorose -soprattutto se non accettate o vissute inconsapevolmente- ma che ci permettono di rinnovarci, e rinascere in una forma fresca e nuova. Il dolore assume un valore catartico.

Tornando all'attesa: penso che anche essa possa avere la funzione di mettere in luce l'illusione dell'ego. E penso che, se vissuta coscientemente, essa ci permetta di avere una sorta di fuocherello che arde dentro noi, e che non possiamo fare altro che osservare.....ma che brucia ciò di cui non abbiamo più bisogno.

Quando siamo in attesa, infatti, tendenzialmente non possiamo fare più nulla. Non ci sono più azioni da compiere affinché le possibilità di raggiungere ciò che vogliamo aumentino, solo attendere.

E penso sia giustamente questo il punto. Penso non si debba fare nient'altro. Ma solo accettare questo senso di impotenza, accettare questa sensazione di disagio dentro, di ansia che ribolle, e avere fiducia nella vita.

Non perdersi nell'ansia, ma osservarla dolcemente, e occuparsi con altre attività - giusto per non impazzire!

   Fare come il pescatore

  che ha gettato l'amo

 e attende.


(Tra l'altro: non mangio pesce, ma penso che la pesca permetta di apprendere l'arte di attendere).

Una volta messo il seme non si può fare altro che lasciare il tempo perché esso germogli.


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Sulla Solitudine -Prima Parte: La forza interiore che trovo nella solitudine

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(scritto qualche tempo fa)

Piccola Parentesi prima di cominciare: Non so se sia vero o meno; o meglio: non so se abbia fatto tutto io, o se effettivamente è opera di un'altra persona....ma a quanto pare qualcuno è passato in questo blog.

...Se sono in grado di interpretare i dati delle statistiche e le altre varie cose che non capisco troppo.

Bene, se ciò è vero, devo dire che sono stupita e...be, contenta.
Mi chiedo comunque come tale / tali persone siano giunti fino a questo angolo lontano del web, questo mi incuriosisce molto.



Detto ciò, scrivo ciò che mi girava per la mente quando ho deciso aprire un nuovo post.



Oggi riflettevo sulla solitudine e sulla forza interiore - da un'angolatura un po' diversa dal solito.

Pensavo semplicemente a quanto spesso ci si circondi di persone solo per non sentirsi soli; mi pare che sia spesso meno importante la persona che hai affianco, che ciò che conti quindi sia solo il fatto di avere qualcuno al tuo fianco....e non Chi. E più quel qualcuno corrisponde ai tuoi criteri di "socialmente giusto", e più lo stesso qualcuno è in grado di soddisfare i tuoi bisogni, più ti sentirai bene. anzi, appagato direi.

Io qui in Francia, ammettiamolo, non ho una rete sociale così espansa.
Non sono propriamente una di quelle persone appaganti.

Questo naturalmente mi porta a trascorrere più tempo da sola - e a scoprire che in verità stare da sola mi fa profondamente bene.

Che mi aiuta a mantenere la mia conchiglia interiore*.

E nel mio stare da sola, dunque, rifletto sulla solitudine.

Se le persone hanno così tanto bisogno di avere qualcuno intorno, a priori dalla persona in sé, è perchè hanno una paura disperata di sentirsi soli. Neanche: si ha paura che le persone ti considerino solo, ed è questo che ti parta a sentirti tale.
Ed è questo che porta le persone estroverse ad essere viste meglio rispetto a quelle introverse.
Che porta ad avere l'ossessione del sabato sera, e di dover fare necessariamente qualcosa . con lo stesso senso di "necessarietà" che sorregge il destino dell'intero pianeta. perché se un sabato sera ammettessi coraggiosamente che tutto ciò che vorresti, sarebbe solo accocolarti dentro una coperta, o magari scrivere -come sto facendo io ora-, be, una serie sfortunata di eventi avrebbe luogo: le persone comincerebbero a pensare che sei strano/a, che hai qualcosa che non va. e allora magari la prossima volta ci pensano due volte a chiamarti per uscire.....e la catena che porta alla fine del mondo non è lontana!!!

Oppure.

Oppure succede che ammetti che hai bisogno di stare in una solitudine tranquilla e serena. O magari non hai scelta, e decidi di vivere la tua solitudine in maniera tranquilla e serena.
E se per caso qualcuno ti chiede cos'hai fatto sabato sera, tu rispondi senza vergogna la verità.

Penso ci sia molta differenza tra essere solitari e sentirsi soli.
Penso che io qui in Francia ho cominciato ad adottare volente e nolente (dipende dai giorni e dai punti di vista) uno stile di vita solitario. Ma che a volte mi sento sola, per quel ridicolo percorso mentale enunciato poco fa.
e che a volte, e mi dispiace, mi chiedo se ci sia qualcosa di sbagliato in me. ma che spesso, fortunatamente, sento che la risposta è no, non c'è nulla di sbagliato in me.

E' vero, le mie condizioni sono particolari. davvero. sono un'italiana che ha strapiantato la sua vita e la ripiantata in una terra sconosciuta e talvolta un po' minacciosa. Le persone parlano un'altra lingua e, anche se sono solo francesi, e non coreani, hanno comunque dei modi di relazionarsi che sono leggermente diversi da quelli che conosco. e poi, semplicemente, mi trovo in mezzo a tantissimi visi sconosciuti, e nessun amico.
mi sono buttata da sola.
e un po' la sensazione di quando scegli un percorso universitario senza nessun compagno del liceo.


concludo, scrivo sempre troppo.

il punto è che non penso che essere soli sia una debolezza. penso sia una fonte di crescita, che ti porta ad essere una persona profondamente forte.
che non si comporta come una persona forte, non si atteggia. lo è.


ad ogni modo, mi manca saltare e buttare fuori tutte le energie ballando, perciò mi auguro che prima poi avrò un buon amico accanto a me che mi porti fuori il sabato sera per andare a ballare.


Aloha

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