Tra rovine di noi e resti di te

11:53 Unknown 0 Comments


Tra rovine di noi e resti di te









[...] ma d'altronde, la tristezza che provo per te è l’unica cosa che mi rimane. 

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tra Morte e Vita @

12:11 Unknown 0 Comments

https://www.youtube.com/watch?v=3BxXmI9AgNc


Sono una Fenice bloccata tra Morte e  Vita.

Ad un passo dall'esistenza,
ma il fumo delle mie ceneri che ancora bruciano offusca la mia vista
e io non so muovermi, non ci riesco.

Forze più grandi di me mi impediscono di compiere qualunque tipo di movimento.

e spero,
spero
sia solo un passaggio necessario della mia metamorfosi, per rinascere.

e temo,
temo
una nuova
imminente morte.

e prego.
prego -nella confusione di questi fumi- che io possa riapprendere a muovermi, a volare,
e che il fardello del mio vecchio corpo
si disintegri sotto il mio volo

davanti a me uno spazio vuoto, di un bianco abbagliante

come si ritorna a vivere?

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Quando l'amore si infrange contro la Realtà /Je vois les memoires d'un amour se briser....

10:55 Unknown 0 Comments


















Quando l'amore

si scontra

ed infrange  contro la Realtà

piango un pianto senza lacrime



Je vois les memoires d'un amour

se briser contre la dureté du Réel

et je laisse tomber de mes yeux
des larmes invisibles,
et stridents.



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When all you can do is wait! -Quando l'unica cosa che puoi fare è aspettare

09:47 Unknown 0 Comments

L'attesta ci mette direttamente di fronte alla nostra ansia.

L'attesa è una sorta di momento di contatto "faccia a faccia con noi stessi" obbligato, non puoi scappare. Il non sapere cosa fare, il non poter avere risposte, e talvolta il non poter avere alcun punto di riferimento....tutto ciò è come una grande luce che punta sulle debolezze, sulle paure e sulle incertezze, sepolte in un angolino di noi. (*In questo caso il puntino nero, dello Yin Yang).


Ho bisogno di aprire una parentesi:

C'è una dea Hindu che si chiama Kali.

E' una dea femminile che rappresenta la distruzione, una distruzione che ha un fine però: radere al suolo l'ego, mettendo in luce la sua illusione, e in particolare portando all'eliminazione di tutto ciò che ormai è vecchio e non ci serve più.


Passiamo insomma attraverso fasi di distruzione, fasi tendenzialmente molto dolorose -soprattutto se non accettate o vissute inconsapevolmente- ma che ci permettono di rinnovarci, e rinascere in una forma fresca e nuova. Il dolore assume un valore catartico.

Tornando all'attesa: penso che anche essa possa avere la funzione di mettere in luce l'illusione dell'ego. E penso che, se vissuta coscientemente, essa ci permetta di avere una sorta di fuocherello che arde dentro noi, e che non possiamo fare altro che osservare.....ma che brucia ciò di cui non abbiamo più bisogno.

Quando siamo in attesa, infatti, tendenzialmente non possiamo fare più nulla. Non ci sono più azioni da compiere affinché le possibilità di raggiungere ciò che vogliamo aumentino, solo attendere.

E penso sia giustamente questo il punto. Penso non si debba fare nient'altro. Ma solo accettare questo senso di impotenza, accettare questa sensazione di disagio dentro, di ansia che ribolle, e avere fiducia nella vita.

Non perdersi nell'ansia, ma osservarla dolcemente, e occuparsi con altre attività - giusto per non impazzire!

   Fare come il pescatore

  che ha gettato l'amo

 e attende.


(Tra l'altro: non mangio pesce, ma penso che la pesca permetta di apprendere l'arte di attendere).

Una volta messo il seme non si può fare altro che lasciare il tempo perché esso germogli.


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Sulla Solitudine -Prima Parte: La forza interiore che trovo nella solitudine

09:47 Unknown 0 Comments

(scritto qualche tempo fa)

Piccola Parentesi prima di cominciare: Non so se sia vero o meno; o meglio: non so se abbia fatto tutto io, o se effettivamente è opera di un'altra persona....ma a quanto pare qualcuno è passato in questo blog.

...Se sono in grado di interpretare i dati delle statistiche e le altre varie cose che non capisco troppo.

Bene, se ciò è vero, devo dire che sono stupita e...be, contenta.
Mi chiedo comunque come tale / tali persone siano giunti fino a questo angolo lontano del web, questo mi incuriosisce molto.



Detto ciò, scrivo ciò che mi girava per la mente quando ho deciso aprire un nuovo post.



Oggi riflettevo sulla solitudine e sulla forza interiore - da un'angolatura un po' diversa dal solito.

Pensavo semplicemente a quanto spesso ci si circondi di persone solo per non sentirsi soli; mi pare che sia spesso meno importante la persona che hai affianco, che ciò che conti quindi sia solo il fatto di avere qualcuno al tuo fianco....e non Chi. E più quel qualcuno corrisponde ai tuoi criteri di "socialmente giusto", e più lo stesso qualcuno è in grado di soddisfare i tuoi bisogni, più ti sentirai bene. anzi, appagato direi.

Io qui in Francia, ammettiamolo, non ho una rete sociale così espansa.
Non sono propriamente una di quelle persone appaganti.

Questo naturalmente mi porta a trascorrere più tempo da sola - e a scoprire che in verità stare da sola mi fa profondamente bene.

Che mi aiuta a mantenere la mia conchiglia interiore*.

E nel mio stare da sola, dunque, rifletto sulla solitudine.

Se le persone hanno così tanto bisogno di avere qualcuno intorno, a priori dalla persona in sé, è perchè hanno una paura disperata di sentirsi soli. Neanche: si ha paura che le persone ti considerino solo, ed è questo che ti parta a sentirti tale.
Ed è questo che porta le persone estroverse ad essere viste meglio rispetto a quelle introverse.
Che porta ad avere l'ossessione del sabato sera, e di dover fare necessariamente qualcosa . con lo stesso senso di "necessarietà" che sorregge il destino dell'intero pianeta. perché se un sabato sera ammettessi coraggiosamente che tutto ciò che vorresti, sarebbe solo accocolarti dentro una coperta, o magari scrivere -come sto facendo io ora-, be, una serie sfortunata di eventi avrebbe luogo: le persone comincerebbero a pensare che sei strano/a, che hai qualcosa che non va. e allora magari la prossima volta ci pensano due volte a chiamarti per uscire.....e la catena che porta alla fine del mondo non è lontana!!!

Oppure.

Oppure succede che ammetti che hai bisogno di stare in una solitudine tranquilla e serena. O magari non hai scelta, e decidi di vivere la tua solitudine in maniera tranquilla e serena.
E se per caso qualcuno ti chiede cos'hai fatto sabato sera, tu rispondi senza vergogna la verità.

Penso ci sia molta differenza tra essere solitari e sentirsi soli.
Penso che io qui in Francia ho cominciato ad adottare volente e nolente (dipende dai giorni e dai punti di vista) uno stile di vita solitario. Ma che a volte mi sento sola, per quel ridicolo percorso mentale enunciato poco fa.
e che a volte, e mi dispiace, mi chiedo se ci sia qualcosa di sbagliato in me. ma che spesso, fortunatamente, sento che la risposta è no, non c'è nulla di sbagliato in me.

E' vero, le mie condizioni sono particolari. davvero. sono un'italiana che ha strapiantato la sua vita e la ripiantata in una terra sconosciuta e talvolta un po' minacciosa. Le persone parlano un'altra lingua e, anche se sono solo francesi, e non coreani, hanno comunque dei modi di relazionarsi che sono leggermente diversi da quelli che conosco. e poi, semplicemente, mi trovo in mezzo a tantissimi visi sconosciuti, e nessun amico.
mi sono buttata da sola.
e un po' la sensazione di quando scegli un percorso universitario senza nessun compagno del liceo.


concludo, scrivo sempre troppo.

il punto è che non penso che essere soli sia una debolezza. penso sia una fonte di crescita, che ti porta ad essere una persona profondamente forte.
che non si comporta come una persona forte, non si atteggia. lo è.


ad ogni modo, mi manca saltare e buttare fuori tutte le energie ballando, perciò mi auguro che prima poi avrò un buon amico accanto a me che mi porti fuori il sabato sera per andare a ballare.


Aloha

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Come ho trovato l' "illuinazione" in Francia - e perchè ciò non toglie che io voglia fare comunque un viaggio spirituale

12:00 Unknown 0 Comments

Qualche giorno fa, durante una delle mie pause in Italia, parlavo con un'amica appena tornata dall'India.

Il discorso è fluito sul tema Occidente/Oriente, e ci ha portato fino al momento in cui lei (Rossella si chiama la mia amica) dice: 

"Non è necessario andare fino alle rive del Gange e parlare con un santone per avere un'illuminazione".
Va detto che noi quando utilizziamo il termine "illuminazione", intendiamo anche solo un'importante intuizione sul senso della nostra vita, o sulla vita in generale. Non ci aspettiamo di comprendere il senso dell'universo, ben inteso.

Ma dunque questo ci porta a dire che in realtà un'illuminazione puoi averla benissimo percorrendo le strade di Torino, in Tram a Vaulx-en-Velin (che è dove sto vivendo io, per contestualizzare), o guardando dal ponte i fiumi di Lione che confluiscono.


Non è veramente importante dove ti trovi, ma la connessione che riesci a stabilire con il sacro...anche nei posti in cui il sacro è stato praticamente annientato.

A dire il vero è proprio questo il punto: ho capito che la pace interiore tanto ricercata negli ultimi tempi può essere trovata ovunque, ma assume un senso solo se siamo in grado di mantenerla dove pace non ce n'è.

Quando a settembre sono arrivata in questo paesino.....l'ho detestato.
Ho trascorso tre mesi vivendo in onde molto basse. Anzi, come dicevo alla mia amica from India with Peace: ho trascorso gli ultimi 3 mesi a tentare di sopravvivere, facendomi piccola, dentro un guscio. Ho cercato di stringermi dentro esso, e lasciare che quella tempesta violenta di stress, burocrazia, e cosedafare mi piovesse addosso.

Ho cercato di non osare troppa vita, temendo di dare inizio ad una catena di eventi ancora peggiori.

Mi sono messa in una sorta di sonno, di limbo.
E nel frattempo, a livello non del tutto conscio, ho preservato dentro me una scintilla di vita, speranza e fede.

L'ho tenuta nel profondo di me, custodita preziosamente dalla violenza di questo mondo moderno, questa realtà distorta in cui spesso ci troviamo a vivere oggi.

Pochi giorni fa una donna mi ha dato una bella  metafora ben costruita per  spiegare meglio questa piccola scintilla:

Ci ha dato insomma una lettura precisa del puntino bianco nella metà nera del simbolo Ying-Yang.

Ci ha detto che quello è il seme che abbiamo dentro nei momenti più bui. Che non è nemmeno l'idea, la volontà di stare bene (o di qualunque altra "idea luminosa")....è ciò che precede quell'idea...è una sorta di energia vitale che ci spinge avanti...

Sì, lei l'aveva espressa in maniera più poetica.

Ma questo è per dire che io, in quella tempesta, custodivo dentro me quel seme luminoso. E lo sentivo e custodivo in maniera non del tutto volontaria e cosciente.
E quel germoglio mi ha spostato dal buio in cui ero, mi ha portato a voler desiderare di uscirne, mi ha portato a svegliarmi, a rompere le catene. E' un moto che è cominciato per inerzia. Mi è capitato quasi per caso, mi ci sono ritrovata.
Per esempio ricordo di essere finita per caso su delle fotografie  che mostravano una città del nord della Francia, Saint-Malo.
Queste foto mi hanno dato voglia di vedere per davvero quei paesaggi, quelle onde. Così mi sono annotata il nome della città su un quaderno. Il nome è rimasto li sino a quando, con il proseguire della vita, dei giorni e delle settimane, mi sono ritrovata con sufficiente voglia, energia (e soldi) da poterci andare in quel posto.
Così ho preso un treno e sono andata a vedere le onde del Mare della Bretagna.
E quelle onde mi hanno restituito un'ulteriore spinta per proseguire.

Insomma, ciò che voglio dire è che anche nel nero della notte, dentro di noi esiste e permane una volontà autonoma; e se riusciamo a prendercene cura, se riusciamo a mantenere la fiamma accesa, essa ci condurrà dove dobbiamo essere.

Tutto ciò ha una conclusione, ci arrivo.

Dunque voilà, eccola: la mia conclusione, la mia piccola illuminazione, è che la pace interiore è qualcosa che deve passare per una guerra interiore - (o perlomeno, io così l'ho sentita) .
Se viaggiamo, e troviamo la pace, ma non riusciamo a mantenerla nel mondo quotidiano, essa sarà inutile.
Bisogna essere capaci di costruire una luce dentro, che riposa dentro quella che nella mia immaginazione è una conchiglia-
Un guscio duro, elegante, che possa proteggerla.

E io ringrazio lo stress della Francia, l'ansia che mi ha provocato, la rabbia, le onde basse in cui sono vissuta, la disperazione per tutte le perdite che ho avuto, la confusione, la frustrazione.
Perchè esse mi hanno portato a volerne uscire, a voler costruire un vero guscio di conchiglia dentro me.



La pace interiore è qualcosa di stabile, che costruiamo. E la capacità di affrontare le tempeste della vita. E' l'equilibrio tra il cielo e la terra, tra lo spirito che vuole correre libero e la realtà che ci chiede di starle bene attaccati, per trascenderla e ritualizzarla.

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Mi sento di consigliare la letture di Mangia Prega Ama e Like Magic (che a quanto pare potete trovare in svariate lingue, e non in italiano, ma forse mi sbaglio).

Mi rendo conto che non è Shantaram o Siddhahrta, ma il discorso è lo stesso di prima: la "spiritualità", l'"illuminazione", non la trovi necessariamente nei grandi posti - in questo caso nei grandi libri.
(Io faccio parte di quelle persone che non vedono il mondo in bianco e nero ma in milioni di sfumature luminose).
Perciò insomma, se vi sentite ispirati leggetelo!


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Mi rendo conto di non aver scritto il "Perchè ciò non toglie che io voglia fare comunque un viaggio spirituale".

Be', semplicemente credo che ogni angolo del mondo abbia qualcosa da offrirti...e che in qualche modo ogni terra di questa terra, sia un riflesso dei nostri paesaggi interiori.

Dunque viaggiare è un'opportunità splendida: ti permette di vivere un momento della tua vita, uno stato di te, su due livelli diversi che lavorano sinergicamente, quello interiore e quello esteriore.


Fine.

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Il Risveglio ? - Onironautica.

11:56 Unknown 0 Comments

Sono anni che sono immersa nel mondo della spiritualità. A lungo solo a livello teorico, intellettuale.
Solo ora cerco  davvero di tuffarmi in questo oceano infinito e misterioso.

Ma sin dal principio, c'è sempre stato un passaggio che non ero certa di comprendere.
Quando si parla di risveglio. Mi chiedevo: ma io mi sono risvegliata oppure no? Sapere che una realtà più profonda esiste, e crederci, è questo il risveglio?

Non sono in grado di dare una risposta che sia quella giusta, ma se guardo indietro alla mia storia, ecco cosa vedo:

credo di aver sempre avuto quella sensibilità latente (che in maniera più o meno prossima alla nostra coscienza è presente in tutti). C'è stato però un periodo durante il quale sono sprofondata in me a causa di uno stato che direi potrebbe essere quello della depressione. Per uscire da quella nebbia profonda, non so come, mi sono ritrovata a confrontarmi con la spiritualità.

Parola che, per altro, tutte le volte che uso, mi pare voglia dire niente e voglia dire tutto. Forse è a causa dell'abuso di cui stiamo facendo di recente, che essa sta perdendo un po' di valore. Ma questa è un'altra storia. Almeno credo.

Ad ogni modo. Un passetto alla volta mi sono avventurata in questo mondo. E credo di essermi almeno bagnata la punta dei piedi nell'Oceano (volevo evitare di usare il termine "spiritualità", ma ho temuto di non essere chiara...ecco).

Questa avventura mi ha portato a confrontarmi con i miei demoni, mi ha catapultato negli abissi più oscuri (mai giunti da me sinora). Quella che chiamano la notte buia dell'anima.
Notte che sta cedendo il posto all'alba solo ora.
Ma durante questa oscurità, ho vissuto molte emozioni negative che non sono stata in grado di controllare. Mi hanno travolta. Disarmata.

E per poco non ci lasciavo il senno.

E soprattutto: ho vissuto in una sorta di d o r m i v e g l i a.
E ora che me ne rendo conto, ringrazio di non essere sprofondata definitivamente e nuovamente nel    s o n n o.

E' stato un soffio.

Ad ogni modo questa presa di coscienza mi porta a delle riflessioni.

Il risveglio penso sia rendersi conto che si sta dormendo.
Come quando a taluni capita, durante un sogno notturno, di avere la percezione di stare sognando.

I più "forti" (?) riescono a mantenere questo stato di coscienza, e a diventare dei veri e propri oniranauti, vivendo l'esperienza del sogno lucido.

Ho letto vari libri e visto diversi film in cui si parlava del fatto che la nostra realtà non è altro che sogno. Io prendevo questa frase in senso metaforico. Credo invece che essa debba essere letta in maniera molto più letterale.

Noi viviamo passivamente, ma è molto difficile rendersene conto. C'è per la maggior parte una sottile nebbia che ci offusca. E abbiamo momenti, forse, di veglia. 
Nel sogno reagiamo, da svegli agiamo.
Nel sogno siamo assorbiti dalle emozioni, dalla routine, dalle liti, dal lavoro, dai pettegolezzi.

Consiglio di vedere Matrix per chi non l'abbia ancora fatto. Consiglio di leggere I Quattro Accordi e La Porta del Mago.



Quando ero piccola mi capitava di fare sogni lucidi. Avevo imparato, quando questi erano incubi, a risvegliarmi anche.
Ora, talvolta, ho la percezione sottile di sognare, ma perdo questa percezione. Non ho l'energia per mantenere attenta la mia coscienza.

Ciò che voglio fare, è lavorare su questa capacità, per mantenermi il più possibile in uno stato di veglia...soprattutto durante il giorno, poi magari si potrà pensare alla notte.

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Secondo Chakra: creatività che cerca di smuoversi dentro me

11:30 Unknown 0 Comments

Penso di poter dire che sono in fase di ripresa.

Non che sia abbagliata dalla Luce, non che mi senta così tanto ispirata dal fatto che siamo all'inizio del 2016 sentendo le infinite possibilità che il nuovo anno mi offre.
No.
Più che altro mi rendo conto di essere a metà del mio viaggio, e mi pare che il peggio sia passato.

Mi sento piuttosto in sintonia con le stagioni: abbiamo appena passato il momento più buio dell'anno: ora i giorni si faranno via via più lunghi e più chiari, le ore di notte cederanno il posto a quelle di luce.
Non è come sentirsi "Illuminati d'Immenso", ma piuttosto scorgere raggi di luce che filtrano attraverso il fitto bosco nodoso ed insidioso di alberi.

E io tiro un respiro/sospiro di sollievo.

E seguo i raggi di luce.


Questi mi riportano alla mente come ci si sente ad essere ispirati.
Entusiasmo, ispirazione, leggerezza. Un vento leggero che porta aria nuova e gli odori di terre lontane.

Mi sfiora silenzioso, e aiuta il mio risveglio.

Mi rendo conto che è giunto il momento che questo ghiaccio si sciolga, che nuove energie fluiscano.
Ho bisogno di scorrere, scorrere fuori con il ghiaccio che diventa acqua, cedendo in fiume che esce fuori dal bosco.

Bisogno di tornare a sognare. A credere.

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Lavoro sul Primo Chakra: radicarmi alla Terra e tracciare confini

11:26 Unknown 0 Comments

Un anno fa ho cominciato a mettere i piedi per terra, e ad ancorarmi.
Ho imparato a stare nel mondo, nella società.

Ora mi viene richiesto di andare a fare un lavoro più profondo.
Mettere le radici. Trovare la mia stabilità. Trovare il mio contatto con la Terra.

Il lavoro sulla realtà terrena non è più proiettato fuori di me, ma dentro di me.
Sono davvero pochi giorni che questo mutamento è in atto, ma qualcosa già cambia.

Per ricollegarmi alla Terra, per trovare in essa il mio posto, per essere un Albero con le radici che vanno nel profondo, e i rami che tendono al cielo, anzi che essere un timido fiore in una tempesta di vento....sono necessari cambiamenti molto pratici.

Riscopro l'importanza del rito. Scandire il ritmo della giornata attraverso rituali mi da dei limiti, mi pone dei confini.

Questo è importante perchè sento che, nonostante il lavoro compiuto sinora, che ancora dei confini ben definiti non li ho.

Sento ancora che mi faccio calpestare dagli altri, che le emozioni delle persone si mescolano con le mie.

Quindi i confini, i limiti per me sono fondamentali.
E questi sono limiti temporali, quando si tratta di riti.

Sono limiti emozionali, quando si tratta riconoscere dove finiscono le mie emozioni e dove cominciano quelle degli altri. E nel trovare il modo per fare si che queste ultime non mi contaminino.
Riuscire a mantenere uno scudo, riuscire a ricreare quella "pelle" che sembra mancarmi, per non assorbire tutto ciò che mi sta attorno.

Sono limiti alimentari, quando si tratta di avere un rapporto sano con il cibo, piuttosto che divorare tutto ciò che trovo.

Limiti fisici: nel riconoscere il mio corpo, attraverso il movimento, lo sport, lo yoga, ed anche definirlo, dargli una forma.

Il lavoro sul mio ricollegamento alla terra, comincia quindi attraverso questa definizione dei confini.
Essi mi permettono di non perdermi nei miei pensieri, spesso dannosi, Non perdermi in cattive abitudini, chiaramente dannose. ....Non perdere la testa.

Sono lo strumento che mi attacca alla terra.

E sono nelle mie mani.

Non trovo la mia stabilità nella realtà attraverso qualcosa di "altro" rispetto a me. Appoggiare la propria stabilità su altre persone è un errore sin dall'inizio.

La vera stabilità te la puoi dare solo tu.

Ed è vero comunque che l'uomo è un animale sociale, non è un'isola. -E questo è il mio paradosso, il mio rompicapo.
Sta nell'imparare a chiedere aiuto nel caso del bisogno, ma non basare la propria stabilità sugli altri. Non dipendere dagli altri. E' una ricerca di equilibrio estremamente difficile per me.  Un altro paradosso interiore su cui devo lavorare a modo mio.


So che lavorando sui miei confini, e attraverso essi, lavorando sul mio contatto con la terra, e sul mio radicamento ad essa, alla fine troverò me stessa e la mia stabilità.

E sotto, un lavoro ancora mi attenderà: il lavoro sulla mia femminilità.

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