Come ho trovato l' "illuinazione" in Francia - e perchè ciò non toglie che io voglia fare comunque un viaggio spirituale

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Qualche giorno fa, durante una delle mie pause in Italia, parlavo con un'amica appena tornata dall'India.

Il discorso è fluito sul tema Occidente/Oriente, e ci ha portato fino al momento in cui lei (Rossella si chiama la mia amica) dice: 

"Non è necessario andare fino alle rive del Gange e parlare con un santone per avere un'illuminazione".
Va detto che noi quando utilizziamo il termine "illuminazione", intendiamo anche solo un'importante intuizione sul senso della nostra vita, o sulla vita in generale. Non ci aspettiamo di comprendere il senso dell'universo, ben inteso.

Ma dunque questo ci porta a dire che in realtà un'illuminazione puoi averla benissimo percorrendo le strade di Torino, in Tram a Vaulx-en-Velin (che è dove sto vivendo io, per contestualizzare), o guardando dal ponte i fiumi di Lione che confluiscono.


Non è veramente importante dove ti trovi, ma la connessione che riesci a stabilire con il sacro...anche nei posti in cui il sacro è stato praticamente annientato.

A dire il vero è proprio questo il punto: ho capito che la pace interiore tanto ricercata negli ultimi tempi può essere trovata ovunque, ma assume un senso solo se siamo in grado di mantenerla dove pace non ce n'è.

Quando a settembre sono arrivata in questo paesino.....l'ho detestato.
Ho trascorso tre mesi vivendo in onde molto basse. Anzi, come dicevo alla mia amica from India with Peace: ho trascorso gli ultimi 3 mesi a tentare di sopravvivere, facendomi piccola, dentro un guscio. Ho cercato di stringermi dentro esso, e lasciare che quella tempesta violenta di stress, burocrazia, e cosedafare mi piovesse addosso.

Ho cercato di non osare troppa vita, temendo di dare inizio ad una catena di eventi ancora peggiori.

Mi sono messa in una sorta di sonno, di limbo.
E nel frattempo, a livello non del tutto conscio, ho preservato dentro me una scintilla di vita, speranza e fede.

L'ho tenuta nel profondo di me, custodita preziosamente dalla violenza di questo mondo moderno, questa realtà distorta in cui spesso ci troviamo a vivere oggi.

Pochi giorni fa una donna mi ha dato una bella  metafora ben costruita per  spiegare meglio questa piccola scintilla:

Ci ha dato insomma una lettura precisa del puntino bianco nella metà nera del simbolo Ying-Yang.

Ci ha detto che quello è il seme che abbiamo dentro nei momenti più bui. Che non è nemmeno l'idea, la volontà di stare bene (o di qualunque altra "idea luminosa")....è ciò che precede quell'idea...è una sorta di energia vitale che ci spinge avanti...

Sì, lei l'aveva espressa in maniera più poetica.

Ma questo è per dire che io, in quella tempesta, custodivo dentro me quel seme luminoso. E lo sentivo e custodivo in maniera non del tutto volontaria e cosciente.
E quel germoglio mi ha spostato dal buio in cui ero, mi ha portato a voler desiderare di uscirne, mi ha portato a svegliarmi, a rompere le catene. E' un moto che è cominciato per inerzia. Mi è capitato quasi per caso, mi ci sono ritrovata.
Per esempio ricordo di essere finita per caso su delle fotografie  che mostravano una città del nord della Francia, Saint-Malo.
Queste foto mi hanno dato voglia di vedere per davvero quei paesaggi, quelle onde. Così mi sono annotata il nome della città su un quaderno. Il nome è rimasto li sino a quando, con il proseguire della vita, dei giorni e delle settimane, mi sono ritrovata con sufficiente voglia, energia (e soldi) da poterci andare in quel posto.
Così ho preso un treno e sono andata a vedere le onde del Mare della Bretagna.
E quelle onde mi hanno restituito un'ulteriore spinta per proseguire.

Insomma, ciò che voglio dire è che anche nel nero della notte, dentro di noi esiste e permane una volontà autonoma; e se riusciamo a prendercene cura, se riusciamo a mantenere la fiamma accesa, essa ci condurrà dove dobbiamo essere.

Tutto ciò ha una conclusione, ci arrivo.

Dunque voilà, eccola: la mia conclusione, la mia piccola illuminazione, è che la pace interiore è qualcosa che deve passare per una guerra interiore - (o perlomeno, io così l'ho sentita) .
Se viaggiamo, e troviamo la pace, ma non riusciamo a mantenerla nel mondo quotidiano, essa sarà inutile.
Bisogna essere capaci di costruire una luce dentro, che riposa dentro quella che nella mia immaginazione è una conchiglia-
Un guscio duro, elegante, che possa proteggerla.

E io ringrazio lo stress della Francia, l'ansia che mi ha provocato, la rabbia, le onde basse in cui sono vissuta, la disperazione per tutte le perdite che ho avuto, la confusione, la frustrazione.
Perchè esse mi hanno portato a volerne uscire, a voler costruire un vero guscio di conchiglia dentro me.



La pace interiore è qualcosa di stabile, che costruiamo. E la capacità di affrontare le tempeste della vita. E' l'equilibrio tra il cielo e la terra, tra lo spirito che vuole correre libero e la realtà che ci chiede di starle bene attaccati, per trascenderla e ritualizzarla.

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Mi sento di consigliare la letture di Mangia Prega Ama e Like Magic (che a quanto pare potete trovare in svariate lingue, e non in italiano, ma forse mi sbaglio).

Mi rendo conto che non è Shantaram o Siddhahrta, ma il discorso è lo stesso di prima: la "spiritualità", l'"illuminazione", non la trovi necessariamente nei grandi posti - in questo caso nei grandi libri.
(Io faccio parte di quelle persone che non vedono il mondo in bianco e nero ma in milioni di sfumature luminose).
Perciò insomma, se vi sentite ispirati leggetelo!


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Mi rendo conto di non aver scritto il "Perchè ciò non toglie che io voglia fare comunque un viaggio spirituale".

Be', semplicemente credo che ogni angolo del mondo abbia qualcosa da offrirti...e che in qualche modo ogni terra di questa terra, sia un riflesso dei nostri paesaggi interiori.

Dunque viaggiare è un'opportunità splendida: ti permette di vivere un momento della tua vita, uno stato di te, su due livelli diversi che lavorano sinergicamente, quello interiore e quello esteriore.


Fine.

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